Desperate Journalist: ‘Maximum Sorrow!’ (Fierce Panda, 2021)

Genere: post-punk | Uscita: 2 luglio 2021

Il fatto che tra novembre 2014 e luglio 2021 i Desperate Journalist siano riusciti a pubblicare già quattro album, testimonia una creatività sempre in fermento e di regolare costanza. Anche in lockdown, periodo nel quale questo ‘Maximum Sorrow!‘ è stato scritto nonostante l’impossibilità di testare dal vivo dei brani che hanno tutta l’aria di avere nel live-set il proprio habitat naturale. Sì, perché il quartetto londinese è una band alla vecchia maniera, con voce, chitarra, basso, batteria e poco più.

Così sono sinora state costruite le loro canzoni, e così si strutturano anche in questo nuovo LP, che non sposta sostanzialmente di un millimetro il loro posizionamento: post-punk cupo con un po’ di new wave e qualche sconfinamento storico-temporale negli anni del brit-pop, a cui possono essere accomunati gli ampi singalong di una vocalist carismatica come Jo Bevan. È senza dubbio una delle frecce all’arco dei Desperate Journalist, la frontwoman, ma più in generale ognuno dei quattro ragazzi di Crouch End ci mette ampiamente del suo nel dare sostanza a una formula ormai ampiamente consolidata, e che trae il consueto giovamento dal basso incalzante del co-songwriter Simon Drowner, dalla chitarra sempre in azione di Rob Hardy e dal drumming incisivo di Carloine Helbert.

Insieme riescono a fornire un specifica visione di un genere di riferimento ampiamente replicato nel corso degli anni, lasciandosi avvolgere dalla sua atmosfera senza tempo. Dopo quasi una decina d’anni di carriera, i Desperate Journalist seguitano a risultare credibili ed efficaci, realizzando un altro LP formalmente inappuntabile e a tratti anche più complesso dei precedenti (ad esempio, nelle insolitamente lunghe ‘Armageddon‘ ed ‘Everything You Wanted‘), dove convivono singoli, effettivi e potenziali, cerebralmente catchy (come ‘Personality Girlfriend‘, ‘Poison Pen‘, ‘Was It Worth It?‘), post-punk piuttosto heavy (‘Fault‘, ‘Fine In The Family‘) e ballate meno claustrofobiche di quelle a cui ci avevano abituato (‘Formaldehyde‘, ‘Utopia‘ e ‘What You’re Scared Of‘, anche se quest’ultima nel finale si irrobustisce parecchio). Insomma, al di là della facciata vintage, c’è anche una certa versatilità, oltre alla solita buona scrittura: ‘Maximum Sorrow!‘ è dunque una conferma, sotto tutti gli aspetti.

VOTO: 🙂



Lascia un commento