Dirty Projectors: ‘Lamp Lit Prose’ (Domino, 2018)

Genere: art-R&B | Uscita: 13 luglio 2018

Per discorrere di ‘Lamp Lit Prose‘, il nuovo album dei Dirty Projectors, non si può non tenere conto dell’LP che lo ha preceduto, l’omonimo ‘Dirty Projectors‘. E’ stato infatti un disco di svolta per la band capitanata da David Longstreth, rimasto da solo non unicamente per scelta artistica. La fine della sua relazione con Amber Coffman, che era anche un membro molto importante del gruppo, ha decretato la fine dei Dirty Projectors come collettivo. Il lavoro uscito lo scorso anno era praticamente un’opera solista, in cui David elaborava la perdita e, soprattutto, abbracciava nuove sonorità, decisamente meno analogiche che in passato e convintamente allineate alla versione più contemporanea dell’R&B.

Rispettando totalmente i turbinii sentimentali del frontman, quella scelta stilistica non ci piacque particolarmente: ‘Dirty Projectors‘ era un disco che si abbandonava eccessivamente al nuovo genere di riferimento, facendo così perdere l’abituale specificità alle istrioniche composizioni di Longstreth. Risultava, inoltre, particolarmente prolisso in diverse delle tracce in scaletta, spesso sopra i 6 minuti. Come magicamente, questo immediato seguito liquida tutte le perplessità allora avanzate: David si è evidentemente innamorato del downtempo, delle ritmiche ben scandite e dei barocchismi vocali, ma a questo giro riesce a ‘indirizzare’ l’R&B senza subirne i cliché, colorandolo con la sua riconosciuta creatività. Torna a lavorare con una band, anche se limitata (una sezione ritmica formata da Nat Baldwin al basso e Mike Johnson alla batteria), torna a considerare la strumentazione analogica, chitarre acustiche ed elettriche in primis. Inoltre, limita le sue canzoni a un massimo di 4 minuti e 30, auto-imponendosi di arrivare celermente e fattivamente al punto.

Per queste ragioni ‘Lamp Lit Prose‘ è probabilmente l’album più diretto degli otto realizzati dai Dirty Projectors (compatibilmente con quanto diretto possa essere un LP dei Dirty Projectors). La nuova versione dell'”R&B secondo Longstreth” è decisamente meno monocorde e prevedibile rispetto a quanto il genere ci abbia storicamente abituato, ed è magnificata da un lavoro di cut ‘n’ paste sonoro rimarchevole. Anche a livello melodico il cantautore di Southbury (Connecticut) pare particolarmente ispirato, così da far uscire dal cilindro gioiellini come ‘Break-Thru‘, ‘That’s A Lifestyle‘, ‘Bluebird‘ e ‘What Is The Time‘. Insomma, David non è più solo (è anche coadiuvato da featuring importanti quali quelli di Empress Of, Amber Mark, Robin Pecknold dei Fleet Foxes e Rostam) e sembra di umore decisamente migliore (uno dei brani in scaletta di chiama ‘I Feel Energy‘, che è tutto dire). Noi che l’avevamo sentito un po’ distante e chiuso in se stesso possiamo con sollievo salutarlo con un sentitissimo “Ben tornato” e rendergli omaggio per questo bel disco.

VOTO: 😀



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