Hayley Williams: ‘Petals For Armor’ (Atlantic, 2020)

Genere: sophisti-pop | Uscita: 8 maggio 2020

In 16 anni da frontwoman dei Paramore, Hayley Williams è riuscita ad arrivare al disco d’oro, quand’anche non di platino, in occasione di ciascuno dei cinque LP pubblicati tra il 2005 e il 2017. Ha vinto un Grammy Award e spuntato un contratto con la Warner per cui è l’unica firmataria in rappresentanza della band. Senza di lei, i Paramore non solo non comporrebbero canzoni, ma neanche fatturerebbero. I frequenti cambi di line-up all’interno del gruppo testimoniano peraltro come la 32enne di Franklin, Tennessee, abbia sostanziale voce in campitolo pure a livello di line-up, nella quale il sodalizio artistico con Taylor York è cresciuto sempre più, relegando ai margini gli altri due membri fondatori, Josh e Zac Farro, nonostante il recente rientro in squadra di quest’ultimo.

Non è un caso che ‘Petals For Armor‘, il suo album di debutto da solista, sia stato prodotto proprio da York, co-responsabile anche dal netto cambio stilistico del suo progetto principale. Soprattutto con gli ultimi due lavori, ‘Paramore‘ (2013) e ‘After Laughter‘ (2017), i Paramore hanno mostrato un’alternativa stilistica all’adolescenziale pop-punk degli esordi. Parallelamente, i capelli di Hayley hanno perso le colorazioni fluo che ne aveva caratterizzato l’immagine pubblica a favore di un biondo cenere sempre più naturale, metafora inequivocabile di maturazione. “Sono entusiasta di permettere al pubblico di entrare in contatto con un lato diverso di me con cui ho preso confidenza soltanto di recente“, afferma la stessa Hayley nella nota introduttiva di un disco che è certamente altra cosa anche rispetto alla seconda parte della discografia della sua band, creativamente più ambiziosa ma di certo non sufficientemente qualitativa per permettere al riscontro critico di pareggiare quello commerciale. Questo progetto, però, “ha beneficiato di un po’ di genuinità e naïveté musicale, e così ho sperimentato un po’ di più. L’ho messo in atto con alcune delle persone più vicine a me. Mi piace pensare che tutti noi ci rendiamo migliori l’un l’altro e il risultato è qualcosa che suona e si sente esattamente come speravo che fosse.

Petals For Armor‘ è in effetti imparagonabile a un qualsiasi album dei Paramore, tanto più elevato è il livello di scrittura, composizione, esecuzione e produzione. È un disco che, contestualmente, sembra voler fungere anche da incisiva operazione di immagine, volta ad affrancare la Hayley Williams autrice e interprete dal suo passato eccessivamente easy-listening di eterna teenager. Per raggiungere un tale obbiettivo, la crew della musicista americana ha molto lavorato sulla quantità: quindici i brani in scaletta divisi in tre parti, come se fossero tre EP, due dei quali resi di pubblico dominio in anticipo rispetto alla data di pubblicazione. Quasi un’ora di musica molto eterogenea, che mostra buone soluzioni (il ‘duetto’ con le Boygenius in ‘Roses/Lotus/Violet/Iris‘, la jazzata ‘Taken‘) insieme ad altre decisamente più stereotipate (il pop-rock di ‘Sudden Desire‘, l’electro-pop di ‘Sugar On The Rim‘), ma che soprattutto non riesce a comunicare quella “genuinità” agognata dalla stessa Hayley: ‘Petals For Armor‘ appare un prodotto molto filtrato e concertato, orientato a una versione soltanto un po’ più sofisticata di quanto va di moda oggi, ma senza quell’assunzione di rischio necessaria per elevarlo dalla media. Una piccola delusione rispetto alle aspettative create da un insistente battage promozionale, e all’illusione data dal primo lotto di cinque brani, sensibilmente migliore degli altri due: ‘Simmer‘, ‘Leave It Alone‘ e ‘Cinnamon‘, il colto tris di apertura, è la sequenza più riuscita di tutto il disco, che poi però passa anche dal pop da villaggio turistico di ‘Dead Horse‘, dai synth dozzinali di ‘Over Yet‘, e dall’R&B da FM di ‘Pure Love‘ e ‘Watch Me While I Bloom‘. Tutto il resto della lunga scaletta si muove senza infamia né lode dal niente-di-che al discreto, mostrandosi concettualmente non molto dissimile dalla ricerca di spasmodica popolarità degli stessi Paramore e dunque rivelandosi, sostanzialmente, un’occasione persa.

VOTO: 🙁



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