Iceage: ‘Seek Shelter’ (Mexican Summer, 2021)

Genere: alternative-rock | Uscita: 7 maggio 2021

Una band danese che si trasferisce a Lisbona per registrare un album con un produttore inglese è una circostanza piuttosto inusuale in tempi di pandemia. E’ però quanto hanno deciso di fare gli Iceage, alla costante ricerca di nuove esperienze sonore. Ci sono tante prime volte nel quinto album in carriera dell’ambiziosa band di Copenaghen: una nuova etichetta, la Mexican Summer, un nuovo chitarrista in line-up, Casper Morilla Fernandez, l’utilizzo di un coro (!), il Lisboa Gospel Collective, e l’inedita scelta di un produttore esterno all’entourage originario del gruppo, quel Peter Kember che si fa chiamare Sonic Boom e che è stato membro di una band decisiva per la storia dell’alt-rock britannico, gli Spacemen 3.

Seek Shelter‘ è il risultato di tutte queste novità, oltre che dell’attitudine di un gruppo che non si è mai adagiato sugli allori ma ha sempre perseguito un costante rimodellamento del proprio suono. Questa volta sono due le direttrici in cui le conclamate origini post-punk di Elias Bender Rønnenfelt e compagni vengono incanalate: il folk-rock di matrice Springsteeniana e il Brit-pop/rock, di cui chi ha diretto le registrazioni è rilevante esponente. Il nuovo album rappresenta dunque un’aggiornata, inedita versione degli Iceage, quella più accessibile della loro storia e quella in cui la classica forma canzone è più rispettata.

Ciò non si traduce in un cedimento rispetto agli ideali artistici che il quintetto ha sempre interpretato: massima espressione di personalità, con la performance vocale del frontman quanto mai determinata ed esaltante, ma anche più duttile dell’usuale: ad esempio in un brano come ‘Drunk Rain‘, in cui si avvicina insolitamente a mostrarsi (a suo modo) dolce, su un tappeto acustico che non c’è mai stato nella musica dei baldi ragazzi danesi. E’ un agglomerato di influenze (mettiamoci pure quella dei Pogues) che la distingue da tutto il resto del disco. Una specificità che è, d’altronde, di ogni brano: ‘Vendetta‘ sembra prodotta nella Manchester dei primi ’90 più che a Lisbona nel 2020, ‘Dear Saint Cecilia‘ è la loro ‘Rock ‘n’ Roll Star‘ (la canzone degli Oasis, ndr), ‘Shelter Song‘ è il complicato ma perfetto punto d’incontro tra folk-rock e post-punk (con in più un canto corale), allo stesso modo di ‘Gold City‘, mentre una ballata dinamica quale ‘The Wider Powder Blue‘ raggiunge l’apice concettuale ed effettivo del disco. Non c’è molto altro da aggiungere: gli Iceage non deludono mai, anzi, rilanciano sempre. E a furia di passi avanti, sono quasi giunti alla vetta del rock contemporaneo.

VOTO: 😀



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