Liam Gallagher & John Squire: ‘Liam Gallagher John Squire’

 

🎵 Brit-pop | 🏷 Warner | 🗓 1 marzo 2024

Non che ci sia grande bisogno di presentazioni: Liam Gallagher è stato il frontman degli Oasis, John Squire il chitarrista degli Stone Roses. Unanimemente riconosciute come le due migliori band provenienti da Manchester di quel periodo eccezionale che, per la musica britannica, fu la prima metà degli anni ’90. Sono rimasti entrambi orfani dei rispettivi gruppi a causa dei frequenti litigi con i colleghi più ingombranti: il fratello Noel per Liam, il frontman Ian Brown per John.

La breve esistenza degli Stone Roses ha peraltro tarpato le ali al chitarrista più di quanto la fine degli Oasis lo abbia fatto per il vocalist. Ben più alti i numeri nella popolarità raggiunta dai fratelli Gallagher, che sono comunque arrivati, prima del duello finale, alla considerevole cifra di sette LP. Soltanto due quelli di Squire con gli ex compagni, con un tentativo di reunion nel 2016 che ha partorito appena un paio di canzoni. C’era dunque tanto materiale nel cantiere di John, che (a differenza di Liam) nei ‘Roses co-firmava tutte le canzoni. E infatti ci sono unicamente le sue generalità tra gli autori dei dieci brani di questa scaletta, prodotti da quel Greg Kurstin che da anni si occupa del rilancio solista post-Beady Eye dell’occasionale compagno di avventura. Kurstin prende anche in consegna il basso in tutte le tracce, in una backing-band completata da Joey Waronker, batterista già in studio con Beck, R.E.M. e Atoms For Peace. A parte un paio di battitori di mani, sono entrati soltanto loro in sala d’incisione.

Liam Gallagher John Squire‘ è dunque un disco rock suonato da un quartetto, che avrebbe potuto essere stato inciso nello stesso identico modo intorno al ’96, e che non palesa alcuna pretesa di superare quel periodo storico. Anzi, il Brit-pop revival si allunga a ritroso, fino ai ’60 di Rolling Stones e Beatles (di cui addirittura quasi si clona un titolo in ‘Mother Nature’s Song‘) e i ’70 dei Led Zeppelin (‘Love You Forever‘), citando qua e là anche Roxy Music, Faces, Hendrix e persino Bee Gees. Sono però gli Oasis ad essere i più naturalmente menzionati, a partire dall’openerRaise Your Hands‘ e passando per una ballad come ‘One Day At A Time‘. Squire si ritaglia grande spazio con i suoi assoli, ma per la band che l’ha reso celebre non c’è moltissimo altro di altrettanto lampante, quasi unicamente il primo singolo ‘Just Another Rainbow‘, di gran lunga il brano migliore del lotto perché l’unico a cui riesce la perfetta congiunzione tra i due miti mancuniani.

Il resto del disco ha comunque una sua dignità: la produzione di Kurstin è insolitamente rispettosa della storia dei due assoluti protagonisti dell’opera, e non appesantisce delle canzoni che fanno il loro sporco lavoro di sblocca-ricordi. Sebbene si siano trovati a fianco rispettivamente di un chitarrista e un cantante migliore di quelli di Oasis e Stone Roses, l’alchimia non è paragonabile a quella che ha dato vita a due capolavori come i relativi debutti del 1994 e del 1989. Senza troppi dubbi, però, ci troviamo al cospetto della miglior pubblicazione post-band di gioventù per entrambi. “Non ci voleva molto” sobillerà qualche cattivone, a cui rispondiamo puntando l’indice di fronte al naso, e con un eloquente vocabolo: “Respect”.

🙂



 

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