Murder Capital: ‘When I Have Fears’ (Human Season, 2019)

Genere: post-punk | Uscita: 16 agosto 2019

Dublino capitale 2019 del post-punk. Se c’è una città che ha portato nuova linfa a quello che è rimasto di ciò che è comunemente definito indie-rock, questi è senza dubbio il capoluogo irlandese, che in pochi mesi ha visto partorire due dischi enormi come ‘Dogrel‘ dei Fontaines DC e questo ‘When I Have Fears‘. Le ragioni di tale coincidenza artistica non le conosciamo, di certo l’attenzione crescente verso il genere, dopo che la strada era stata aperta da Idles e Shame negli scorsi anni, ha parecchio aiutato. Proprio con gli Idles i Murder Capital hanno condiviso un tour, e con la band di Bristol si sono spartiti le impressioni entusiaste di chi li ha visti live.

Che bisognasse tenere d’occhio James McGovern, Damien Tuit, Cathal Roper, Gabriel Paschal Blake e Diarmuid Brennan lo si poteva dedurre dalla presenza di un produttore come Flood nei credits del loro disco d’esordio, super-mega-producer attivo (non è un caso) dal 1978 e che in CV può vantare lavori con New Order, Nick Cave, U2, Depeche Mode, Nine Inch Nails, PJ Harvey e Sigur Ros, per citarne solo alcuni. Che abbia deciso di ‘investire’ tempo su questa band di giovani (e molto ben vestiti) dublinesi, neanche supportati da un’etichetta importante, la dice lunga su quanto ci credesse e su quanto loro meritassero la sua presenza.

La produzione di Flood è la ciliegina sulla torta di un post-punk cupo e decadente come insegnò Ian Curtis, ma eclettico e composito come solo chi ha grande personalità, ormai, riesce a rendere. E’ proprio l’innato carisma, da cui si viene assolutamente travolti sin dall’intro dell’openerFor Everything‘, un qualcosa di difficilmente tratteggiabile, che porta a stare incollati alle cuffie dal primo all’ultimo brano. E’ più facile descrivere come la capacità di comporre canzoni dirette e feroci (‘More Is Less‘, ‘Feeling Fades‘, ‘Don’t Cling To Life‘) come sono bravi a fare i succitati Idles e Fontaines DC, si vada a sommare a un’analoga abilità nell’ideare brani molto più atmosferici, riflessivi, dilatati e destrutturati (‘Green And Blue‘, ‘Slowdance I‘ e ‘II‘, ‘Love, Love, Love‘), tra cui ‘On Twisted Ground‘ è qualcosa, per intensità, di incredibile. Rispetto alle band appena menzionate siamo dunque di fronte a un evoluzione, e sicuramente a un disco che molti si potranno portare dietro non soltanto fino a fine anno, ma anche oltre.

VOTO: 😀



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