Owen: ‘The Avalanche’ (Polyvinyl, 2020)

Genere: indie-emo | Uscita: 19 giugno 2020

Sebbene i titoli dei magazine se li sia  sempre guadagnati con gli American Football, il progetto a cui Mike Kinsella ha dedicato la maggior parte della propria carriera è quello con il moniker Owen. Dieci album dal 2001 a oggi, con una media vicina a uno ogni due anni, e una costante crescita sia compositiva che di ambizioni: dalle prime uscite homemade alle più recenti in collaborazione con Sean Carey, famoso per essere batterista nei Bon Iver ma molto conosciuto anche come produttore. Proprio nella tranquilla zona di Eau Claire, Wisconsin, base di molte attività di Justin Vernon e soci, i due si sono nuovamente rincontrati per dare vita al successore di ‘The King Of Whys‘ (2016), il primo (ottimo) lavoro per cui avevano collaborato.

Gli Hive Studio, dove questo ‘The Avalanche‘ è stato registrato, sono locati in una piccola casetta in mezzo ai boschi, una zona che d’inverno di riempie abbondantemente di neve. Può essere stata questa l’ispirazione per il titolo del disco (“la valanga”) e per la liquida placidità di composizioni semi-acustiche che a livello di testi, però, presentano concetti molto forti, spesso imperscrutabilmente cupi (un titolo come ‘Mom And Dead‘ è a tal proposito indicativo). Le linee melodiche del cantato del musicista di Chicago sono tipicamente sviluppate secondo la sua personalissima tradizione, molto simili a quelle della band che lo ha reso famoso e difficilmente discernibili tra un brano e l’altro.

A evidenziarne la diversità, e a segnalare la presenza di queste tracce in pieno territorio Owen, è l’assenza di strappi e e lunghe cavalcate strumentali, con un più effettivo avvicinamento alla forma-canzone. L’intervento degli archi e della seconda voce, quella di KC Dalager dei Now, Now, rendono ancora più ovattato e introspettivo il continuum sonoro di ‘The Avalanche‘, che potrebbe essere uditivamente seguito come una lunga suite che, soprattutto nella sua stratificazione sonora, riesce a mantenere costantemente alto il livello di attenzione in ognuna delle sue parti. ‘On With The Show‘ ha però qualcosa in più, e rimane il brano che più si fa ricordare dopo ascolti ripetuti. Sarebbe forse stato opportuno qualche altro episodio altrettanto riconoscibile, ma complessivamente (e non si può considerare altrimenti) questo ennesimo capitolo dell’epopea di Mike Kinsella solista è un altro album di grande rilievo, opera di un musicista e di un team produttivo (in cui va annoverato anche l’ingegnere del suono Zach Hanson) che non ne sbaglia mai uno.

VOTO: 🙂



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