🎵 Alternative-rock | 🏷️ Loma Vista | 🗓️ 19 gennaio 2024
Nell’autunno del 2022, Carrie Brownstein, chitarrista e co-fondatrice delle Sleater-Kinney, ricevette una telefonata dall’ambasciata americana in Italia: sua madre e il suo patrigno erano rimasti uccisi in un’incidente stradale mentre erano in vacanza nel nostro paese. All’epoca, lei e Corin Tucker avevano già iniziato a lavorare a quello che sarebbe stato l’undicesimo LP della band di Portland. Chiaramente, quell’infausto evento era destinato a cambiarne radicalmente il contenuto.
Così, ‘Little Rope’ è diventato un disco sulla perdita, il lutto, il dispiacere. “Come affrontarli, con chi affrontarli e in che modo ci cambiano”, si legge nella stessa press-release in cui Carrie testimonia come ricominciare a suonare la chitarra “mi abbia fatto capire che ero ancora capace di fare dell’attività motoria di base, di muovermi, di esistere”. Come se le fosse venuto istintivo ritornare al passato, a ciò che ha sempre saputo fare meglio, per fuggire da un presente doloroso e da un futuro resosi più che mai incerto.
Può essere una delle ragioni per cui ‘Little Rope’ è forse il disco della seconda parte della carriera delle Sleater-Kinney che più ricorda quelli della prima (si ascoltino ‘Hell’ e ‘Needlessly Wild’, ad esempio). Non rinnega però quell’apertura fatta da tempo nei confronti delle melodie (‘Don’t Fell Right’, ‘Six Mistakes’, ‘Crusader’), tanto da sembrare tra i più immediati della loro discografia. Ed è su questo fragile equilibrio tra la band di ieri e quella di oggi che si muovono le dieci canzoni in scaletta, rimanendo, dal punto di vista stilistico, un po’ ferme a metà del guado. È la componente emotiva, semmai, il punto di forza di questo LP, e che va a delineare gli episodi meglio riusciti: la commovente ‘Say It Like You Mean It’, l’orgogliosa ‘Dress Yourself’ e la sofferta ‘Untidy Creature’. Tre ballate intense quanto rumorose che rendono questo disco più significativo, probabilmente, per chi lo ha realizzato piuttosto che per chi andrà ad ascoltarlo. Senza che ciò possa apparire una diminutio per l’ennesimo buon lavoro firmato Tucker–Brownstein.
🙂