Slowdive: ‘Everything Is Alive’

🎵 Shoegaze | 🏷️ Dead Oceans | 🗓️ 1 settembre 2023

La storia degli Slowdive è universalmente nota. Spernacchiati negli anni ‘90 dopo che l’acclamata scena shoegaze era passata di moda, sono stati quasi idolatrati una ventina di anni dopo, grazie soprattutto a quanto Pitchfork pensava del loro sophomoreSouvlaki’ del 1993. Trent’anni dopo quella pubblicazione, Neil Halstead, Rachel Goswell e compagni tornano a seguito di un’assenza, in sala d’incisione, di altri sei, principalmente a causa della pandemia che ha ritardato di un biennio circa il successore del loro riuscito album omonimo del 2017.

Su ‘Everything Is Alive’ ha cominciato a lavorare Halstead durante i lockdown, intenzionato in prima istanza a realizzare un disco solista di elettronica minimale. Ha poi pensato che le sue composizioni fossero abbastanza ariose e ‘aperte’ per potervi inserire il contributo dei colleghi, come del resto avvenuto per ogni pubblicazione a firma Slowdive: “Siamo un gruppo democratico, e quando stiamo insieme in studio si crea un’alchimia tale che è ben di più della somma dei suoi componenti”, afferma la Goswell all’Independent. “Tutti contribuiscono, e non pubblichiamo mai qualcosa di cui qualcuno di noi non sia convinto”, aggiunge Neil a Mojo.

Così, l’idea iniziale del principale songwriter del quintetto la si può udire, per l’appunto, a inizio album (‘Shanty’), e poi qua e là lungo la scaletta (‘Chained To A Cloud’). Per il resto ‘Everything Is Alive’ è un classico LP degli Slowdive (‘Alife’, ‘Kisses’, ‘The Slab’) con qualche variazione stilistica (ad esempio, nella scarna ‘Andalucia Plays’) non rilevantissima. Come suggerisce la webzine The Line Of Best Fit, più che innovare “ricontestualizza” il celeberrimo suono della band. È un buon lavoro che piacerà ai fan più fedeli, ma a cui manca quel tocco da maestro in cui prima o poi, in ogni LP della band di Reading, ci si imbatteva.

🙂



 

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