The Districts: ‘You Know I’m Not Going Anywhere’ (Fat Possum, 2020)

Genere: indie-rock | Uscita: 13 marzo 2020

Quando uscì ‘Telephone‘, l’album d’esordio dei Districts, Rob Grote aveva appena 17 anni. Ciò significa che quel disco l’aveva in gran parte scritto da ragazzino, incluso il primo successo, ‘Long Distance‘, il brano che convinse la Fat Possum a investire sulla sua band. Dal folk-rock di quel lavoro, passando per l’indie alla Strokes del successivo ‘A Flourish And A Spoil‘ (2015), fino al più rumoroso ‘Popular Manipulation‘ (2017), la band di Lititz (un paesino di meno di 10.000 abitanti in Pennsylvania) ha sempre mostrato di avere diverse opzioni a sua disposizione.

Oggi che Grote è ha 25 anni ed è dunque diventato grande, ha potuto meglio calibrare tutta l’esperienza maturata tra tour e studi di registrazione, oltre a far tesoro di delicate vicende della propria esistenza. Si è così chiuso in sé stesso, senza i suoi colleghi di sempre, a scrivere queste nuove canzoni che inizialmente non erano destinate a comparire su un disco. Piano piano che prendevano forma, però, Rob deve aver compreso quanto fossero buone, nonostante non sembrassero le tipiche composizioni dei Districts. Per fortuna, una volta proposte al resto del gruppo, l’adesione è stata entusiasta.

E così è potuto venire fuori il miglior album dell’ancora giovane carriera della band americana, a cui hanno contribuito Keith Abrams alla produzione e soprattutto Dave Fridmann al missaggio. Il tocco inconfondibile del miglior produttore di rock psichedelico al mondo (Flaming Lips, Spoon, MGMT e Tame Impala sono tutti passati da lui) è riconoscibile nel nuovo suono, spesso semi-acustico, di Grobe e compagni (di cui ‘My Only Ghost‘, ‘Dancer‘, ‘And The Horses All Go Swimming‘, ‘4th Of July‘ sono meritevoli esempi). I Districts non dimenticano il loro passato di rocker (‘Cheap Regrets‘, ‘Sidecar‘, ‘Changing‘), ma vanno a integrarlo con una strumentazione molto varia (la nota stampa parla di “Rhodes, Mellotron, archi, campionamenti, drum machine, tape loop, Wurlitzer, rumori ambientali, pianoforte e sintetizzatori“) e un’attitudine al singalong (‘Hey Jo‘, ‘Velour And Velcro‘) che gli è sempre stata caratteristica. Aumenta così la varietà di soluzioni, che appaiono sempre estremamente centrate nell’economia di canzoni molto ben scritte, mai sopra le righe e di certo non banali, e che attestano una maturazione ormai definitivamente conseguita.

VOTO: 🙂



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