The Natvral: ‘Tethers’ (Dirty Bingo, 2021)

Genere: folk-rock | Uscita: 2 aprile 2021

Che la parabola dei Pains Of Being Pure At Heart fosse in fase di esaurimento era già evidente da ben prima del 2019, l’anno in cui Kip Berman ne annunciò ufficialmente lo scioglimento. Le ultime canzoni per il suo gruppo le aveva scritte addirittura nel 2015, finite poi nel quarto e ultimo LP, ‘The Echo Of Pleasure‘, pubblicato due anni dopo. Nonostante il diffuso apprezzamento e il grande affetto che avevano da sempre circondato la sua creatura, il musicista newyorkese sentiva di non aver più niente da dare a un progetto così rigorosamente definito da quel jangle-pop rumoroso, nonostante l’entusiasmo generato in chi aveva avuto la fortuna di ascoltare piccole gemme come ‘Young Adult Friction‘, ‘Everything With You‘ o ‘Heart In Your Heartbreak‘.

È stato certamente un periodo di grandi cambiamenti, quello recente, per Kip, e non soltanto per l’acquisizione di un nuovo moniker, The Natvral. Un ribaltamento di priorità e prospettive date dall’essere diventato padre, con conseguente trasferimento dal grigiore di New York al verde di Providence e molto meno tempo da dedicare alla propria occupazione principale, la musica. Solo qualche momento dopo la nanna, nella cantina adibita a piccolo studio, prevalentemente con la chitarra acustica per non fare troppo rumore: “Non sentivo più l’urgenza di comporre come facevo prima, di pensare a come far suonare la batteria o le tastiere. In realtà, non sapevo neanche se e come avrei registrato queste canzoni“, spiega in questa intervista. È per la verità stato l’amico Andy Savours, che aveva prodotto gli ultimi due LP dei Pains, a invitarlo nel proprio studio di registrazione e a spingerlo a ri-suonare e a ri-cantare, senza alcun preambolo, in maniera immediata e spontanea: “Era un approccio semplice che non richiedeva chissà quali trucchi e non doveva dare conto alle aspettativa di nessuno. Era sufficiente che suonassi la mia musica.

Una musica significativamente diversa dal suo passato recente, con una marcata componente folk-rock che rimanda a Neil Young, Bruce Springsteen e Bob Dylan e mette definitivamente in soffitta i poster di Smiths e Jesus And Mary Chain, nella quale la chitarra mantiene una certa elettricità ma è spesso affiancata da pianoforte e organo, e i ritornelli portano a singalong sconosciuti nelle dinamiche della sua band precedente. Kip ci mette comunque del suo, soprattutto nell’intensità dell’openerWhy Don’t You Come Out Anymore?‘ (di gran lunga il brano migliore), nella delicata ‘New Moon‘, nella tirata ‘New Year’s Night‘ (che ricorda molto i Gaslight Anthem) e nella vivace ‘Sylvia, The Cup Of Youth‘ (in cui un featuring di The Tallest Man On Earth calzerebbe a pennello). La scelta di un genere così classico, d’altro canto, caratterizza queste nuove composizioni in maniera minore, com’è logico che sia e come probabilmente lui stesso desidera. ‘Tethers‘ ha l’aria di essere un disco necessario per una persona smaniosa di godere di una nuova fase della propria vita, senza nostalgie e rimpianti, senza calcoli e sovrastrutture. Ed è proprio per questo, al di là di un ricondizionamento stilistico comunque riuscito, che è oltremodo apprezzabile.

VOTO: 🙂



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