Waxahatchee: ‘Saint Cloud’ (Merge, 2020)

Genere: folk-rock | Uscita: 27 marzo 2020

Per chi conosce bene Waxahatchee, la svolta (o “sharp turn” come dichiara lei stessa a Rolling Stone) di ‘Saint Cloud‘, suo nuovo album nonché quinto LP in curriculum, non arriva così inaspettata. Bastava ascoltare ‘Great Thunder‘, EP uscito a settembre 2018 nel quale la cantautrice di Birmingham (quella in Alabama) riproponeva alcune sue canzoni di inizio carriera. Canzoni country/folk, per l’appunto, dalla strumentazione essenziale, decisamente distanti dal rumore dei suoi lavori precedenti, in particolare da ‘Out In The Storm‘ del 2017. Per Katie Crutchfield, peraltro, questo nuovo LP rappresenta anche un bel passo avanti nella vita privata dopo essere riuscita a non dipendere più dall’alcol: “Mi sento nuovamente la persona che ero prima di iniziare di bere, forse anche per questo musicalmente sono tornata alle mie radici. Poi c’è anche il legame con mio padre, perché molta di questa musica – la vecchia musica country – è la musica dei miei genitori.

Sono infatti Lucinda Williams, Linda Ronstadt e Emmylou Harris le country-women citate da Katie come modelli di riferimento per le canzoni di ‘Saint Cloud‘. Tutto iniziò on the road, ambientazione perfetta per questo genere di musica, durante un viaggio dalla sua città natale alla sua attuale residenza, Kansas City, dove vive col fidanzato Kevin Morby. In particolare, la zona di Memphis le ispirò ‘Fire‘, uno dei tanti brani assolutamente impeccabili di questo lavoro, oltre che l’idea che fece scoccare la scintilla. Poi, con l’aiuto della sua band, completò la scrittura di un disco tradizionalmente molto americano, perfezionato insieme all’amico produttore Brad Cook: “Abbiamo deciso di renderlo estremamente minimale. E’ lui ad avermi dato la spinta a spogliarlo completamente, facendo affidamento soltanto sulla mia voce. Mi è piaciuto“, ricorda la Crutchfield.

Ed è evidente che questo album non piacerà soltanto alla sua autrice, ma anche a tanti, molti altri. ‘Saint Cloud‘ è certamente l’LP più accessibile della discografia di Waxahatchee, che proprio grazie alla sua sentitissima e sincerissima interpretazione eleva al limite della perfezione delle composizioni non propriamente rivoluzionarie. La limpida essenzialità data da Cook è un altro elemento decisivo per arrivare all’altissima qualità di tutte e undici le tracce, che mantengono, sebbene limitandolo allo sfondo, quel tocco alt-rock che ha sempre caratterizzato la musica di Katie. ‘Can’t Do Much‘, ‘Witches‘ e ‘War‘ possono rendere bene l’idea, ma è davvero difficile selezionare il meglio di un’opera che, per gli amanti del folk a stelle e strisce che non hanno troppe pretese avanguardistiche, potrebbe persino rappresentare l’eccellenza assoluta.

VOTO: 😀



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