Another Sky: ‘Beach Day’

🎵 Alternative-rock | 🏷 Universal | 🗓 1 marzo 2024

Non fortunatissimi con le tempistiche, che hanno visto sovrapporsi album di debutto (‘I Slept On The Floor‘, 2020) e pandemia, gli Another Sky si sono letteralmente ritrovati a dover ricominciare da capo. Pochi concerti, la vecchia etichetta che non ha riconfermato l’accordo che aveva consentito la pubblicazione del primo disco, l’aumento del costo della vita in una città già insostenibile economicamente come Londra, hanno rischiato di far terminare prima del tempo la loro storia. Con grande tenacia, invece, Catrin Vincent (voce e chitarra), Jack Gilbert (chitarra), Naomi Le Dune (basso) e Max Doohan (batteria) hanno proseguito, portando finalmente a termine l’atteso secondo LP, che era stato iniziato nel 2021 ma, per una serie di conseguenze di quanto appena elencato, è uscito soltanto a marzo 2024.

C’è continuità ma anche discontinuità in ‘Beach Day‘, che ripropone una guitar-band imprevedibile il cui più grande catalizzatore d’attenzione e ammirazione è l’impressionante voce della propria frontwoman. Nel loro sophomore, gli Another Sky vanno a esplorare nuove soluzioni rispetto all’elegantissimo debutto di tre anni e mezzo fa: c’è molta rabbia per quello che hanno dovuto passare come artisti e come esseri umani, che si concretizza nei volumi altissimi di diversi brani (‘The Pain‘, ‘Burn The Way‘, ‘Star Roaming‘) e nei vocals di Catrin, mai tanto urlati quanto in pezzi come ‘Feeling‘, ‘Uh Oh‘ o ‘Psycopath‘. Racconta la stessa frontwoman a Rolling Stone: “Poiché eravamo in lockdown, l’unica persona di cui potevo scrivere ero io stessa, e lo stato in cui mi trovavo mi ha molto colpita: ero così triste e arrabbiata…. Riascoltando tutto ora mi fa uno strano effetto: sembra l’inizio di una trasformazione e di una mia presa di coscienza, come rivedere una vecchia versione di me.

Beach Day‘ non è però solo composto da alti volumi, anzi: i suoi passaggi migliori sono quelli in cui si ritorna al calore emotivo del disco di debutto che si accosta alle doti tecniche dei componenti del quartetto: la title-track, la meravigliosa ‘I Never Had Control‘ e la radioheadianeDeath Of An Author‘ e ‘Playground‘, ad esempio, ma anche la conclusiva ‘Swirling Smoke‘, tentativo indietronico finito assai bene. Che mostra il livello altissimo di una band che non ha ancora la considerazione che meriterebbe la tanta qualità che, per due album di seguito, è riuscita a inanellare in varie forme e situazioni.

😀



 

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