Bodega: ‘Broken Equipment’ (What’s Your Rupture?, 2022)

Genere: art-punk | Uscita: 11 marzo 2022

Quando sono arrivato a New York ero uno studente universitario di filosofia, e cercavo intellettuali rock and roll, persone che fossero ugualmente innamorati del rock and roll tradizionale come Chuck Berry e i Beatles, ma che volessero anche discutere di filosofia nel fine settimana“: così ricorda i suoi primi giorni nella Grande Mela il cantante e chitarrista Ben Hozie. Quella ricerca lo condusse a incontrare i Bodega Bay, una band capitanata da una ragazza, Nikki Belfiglio, con cui legò personalmente e artisticamente, entrando a far parte del gruppo sin da subito. Nove anni dopo, i due guidano un quintetto denominato più sinteticamente Bodega, ‘scoperto’ da Austin Brown dei Parquet Courts (che ha prodotto il loro esordio di tre anni fa), ma giunto a questo sophomore con le proprie gambe, con Hozie stesso che lo ha co-prodotto insieme a Bobby Lewis, il mixerista che li segue live.

Del resto, che fossero già pronti lo si era capito sin dai tempi di ‘Endless Scroll‘, di cui questo LP è allo stesso tempo ideale seguito e intrigante evoluzione. Lo spirito punk dei loro brani è sempre preminente, sia nell’attitudine senza fronzoli che in diverse linee melodiche. C’è però un allargamento della zona di comfort, che va a parare, come ammettono loro stessi, dalle parti dell’hip-hop, dell’indie-pop e del rock classico, per terminare con una ballata molto intima (‘After Jane‘), che spazza via tutto il sarcasmo, l’ironia e la filosofia urbana che l’ha preceduta: “Uno degli obiettivi di Bodega è quello di analizzare i cambiamenti che stanno avvenendo, non solo con la tecnologia o la cultura, ma più che altro con la coscienza, e cercare di dargli forma. Penso che l’arte possa letteralmente cambiare la coscienza, anche se magari solo in una persona“, spiega la band in questa intervista.

Insomma, è una crescita evidente questo disco, soprattutto dal punto di vista di ciò che i Bodega sono sempre stati, ovvero produttori seriali di singoli irresistibili. Ce ne sono parecchi nelle 12 tracce della scaletta, primo tra tutti quel ‘Doers‘ che richiama i migliori Beastie Boys, e che sarà uno dei brani dell’anno. Ma anche ‘Statuette On The Console‘, cantata da Nikki e tradotta in otto diverse lingue (tra cui l’italiano con l’aiuto di Julia Bardo) per una promozione autenticamente internazionale. Oppure ancora l’openerThrown‘, la parquetianaNYC (Disambiguation)‘, le aperture di ‘Pillar In The Bridge Of You‘, la tirata ‘How Can I Help Ya‘, l’anthemicaAll Past Lovers‘. Tutti brani che coniugano alto a basso, facile a complesso, divertente a riflessivo, e soprattutto è un gran piacere ascoltarli in quanto canzoni. Metterne così tante così tanto azzeccate in fila non è da molti, e i Bodega ci sono riusciti in due album su due. Sicuramente, Ben ha trovato quello che cercava.

VOTO: 😀



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