Eels: ‘Extreme Witchcraft’ (PIAS, 2022)

Genere: alternative-rock | Uscita: 28 gennaio 2022

È un’amicizia datata quella tra Mark Everett detto E e John Parish. C’era ancora Top Of The Pops quando si incontrarono per la prima volta, correva l’anno 1998. Il primo si trovava in trasmissione per presentare il singolo ‘Last Stop: This Town‘ e il secondo faceva parte della band di PJ Harvey, che subito dopo avrebbe cantato ‘A Perfect Day Elise‘. Cominciarono a chiacchierare amabilmente dietro le quinte, convenendo che sarebbe stato divertente fare musica insieme. Un auspicio che divenne realtà tre anni dopo, quando Parish volò a Los Angeles per suonare con E per tre settimane. Furono le sessioni di registrazione che diedero vita a ‘Souljacker‘ (2001), quarto album dell’epopea degli Eels, di cui lo scorso anno si è festeggiato il ventennale. Una celebrazione che ha probabilmente dato a Mark lo spunto per riallacciare i rapporti con John, domandandogli la disponibilità per un bis. Che ha preso forma da remoto, viste le restrizioni agli spostamenti, ma che ha permesso il concepimento di ‘Extreme Witchcraft‘, il 14° LP del progetto guidato dal barbuto cantautore.

Sono affezionato a ‘Souljacker’, e ho pensato che sarebbe stato interessante vedere cosa John Parish ed io avremmo potuto inventare 20 anni dopo (…) E poi volevo davvero fare un po’ di rock dopo due anni chiusi in casa“. In effetti, quelle contenute nella scaletta del nuovo album degli Eels sono tra le tracce più rock della loro carriera, (quasi) ognuna di esse modellata da un riff di chitarra d’altri tempi: “Volevo che ci fosse una bella melodia molto diretta e un testo che, nella mia mente, potesse essere cantato da un classico gruppo soul degli anni ’70 come Gladys Knight & The Pips“, racconta il musicista californiano. La produzione di Parish mischia con abilità le carte in tavola, trasportando questo ideale idillio melodico in un’epoca meno definita: “La nostra versione è più incasinata perché esce dal laboratorio incasinato di John Parish!“, conclude causticamente E.

Anche da quest’ultima affermazione di comprende come ‘Extreme Witchcraft‘ sia un’opera realizzata da chi si vuole divertire. Probabilmente non l’album degli Eels di più alto spessore, incorpora una serie di cliché che lo rendono accattivante ma che al contempo lo portano ad essere metabolizzato molto presto. Si rivela, tutto sommato, una boccata d’aria fresca sia all’interno di una discografia che aveva un po’ perso lo slancio dei suoi primi capitoli, che nella vicenda personale del suo autore, che sembra voler comunicare al mondo di aver superato la difficile fase post-break up che lo aveva condotto al precedente ‘Earth To Dora‘. In fin dei conti, ‘Amateur Hour‘, ‘Good Night On Earth‘, ‘Grandfather Clock Strikes Twelve‘, ‘Better Living Through Desperation‘ e ‘Learning While I Lose‘ il piedino lo fanno battere. A chi se lo fa bastare, ‘Extreme Witchcraft‘ può rivelarsi un disco gradevole.

VOTO: 😐



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