Jamie T: ‘The Theory Of Whatever’ (Polydor, 2022)

Genere: rap-rock | Uscita: 22 luglio 2022

La musica di Jamie T ebbe immediatamente un grosso impatto sulla scena indie/alternative britannica. ‘Panic Prevention‘, il suo album d’esordio datato 2007, finì nella shortlist del Mercury Prize, e quell’anno l’emergente 21enne Jamie Alexander Treays riuscì a battere nientemeno che Thom Yorke e Jarvis Cocker nella categoria Best Solo Artist degli NME Awards. In particolare, il singolo ‘If You Got The Money‘ fu un apprezzatissimo biglietto da visita, tale da far sbizzarrire i giornalisti inglesi in ardite definizioni della sua musica. Wikipedia ne riporta un paio: “one man Arctic Monkey” e “il figliastro di Billy Bragg e Mike Skinner che si cimenta nella sua migliore imitazione di Joe Strummer“.

Proprio quest’ultima ci sembra particolarmente azzeccata, e ancora oggi più che valida: l’eterna interazione tra (punk)rock e hip-hop caratterizza anche ‘The Theory Of Whatever‘, quinto album in carriera per il musicista di Wimbledon, il primo in poco meno di 6 anni. Songwriter compulsivo, anche questa volta ha selezionato i 13 brani in scaletta da circa 200 scritti durante tale lasso di tempo. Ad aiutarlo, anche se non menzionati in veri e propri featuring, vecchi e nuovi eroi del brit-pop/rock: Matt Maltese, gli ex Maccabees Orlando Weeks e Hugo White, l’ex Audio Bullys Tom Dinsdale e Yannis dei Foals. Il risultato è un disco che suona fresco e a suo modo attuale, sebbene ancoratissimo all’idea di musica che ha portato a Jamie tanta stima diffusa.

Oltre ai pezzi più marcatamente rap (‘90s Cars‘, ‘British Hell‘, ‘Keying Lamborghinis‘), c’è la stessa attitudine punk e predisposizione al singalong di quando era più giovane (‘The Old Style Raiders‘, ‘A Million & One New Ways To Die‘, ‘Between The Rocks‘), ma ‘The Theory Of Whatever‘ mette in mostra anche un cantautore riflessivo e persino raffinato, che riesce a essere estremamente comunicativo nonostante l’utilizzo di una strumentazione più stringata: le bellissime ‘St. George Wharf Tower‘, ‘Talk Is Cheap‘ e ‘50.000 Unmarked Bullets‘ sono i picchi di questo lavoro, la vera novità. Insomma, Jamie T non ripropone mai le stesse cose, neanche all’interno del medesimo LP. Quello in questione è l’ennesimo gran bell’album di un artista non ancora considerato per quello che meriterebbe.

VOTO: 😀



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