Waxahatchee: ‘Tiger Blood’

🎵 Alt-country | 🏷 Anti- | 🗓 22 marzo 2024

Il cambiamento, nella carriera di Katie Crutchfield in arte Waxahatchee, è stato lento ma inesorabile. La maturità l’ha portata, da un lustro a questa parte, a lasciarsi alle spalle elettricità e distorsioni per abbracciare la tradizione del sud degli Stati Uniti, dove è nata e cresciuta (in Alabama, per la precisione), che i moti di ribellione tipici della gioventù avevano tenuto lontano dai suoi gusti. La vita punk, però, le stava creando problemi, sopratutto di dipendenza dall’alcol, ed è stato così che il suo nuovo corso folk-rock è diventato anche l’emblema di un cambio di abitudini decisamente più salutari, compresa la relazione col collega Kevin Morby.

A livello prettamente musicale c’è un’altra relazione che prosegue: dopo il grande successo di pubblico e critica rappresentato dal precedente ‘Saint Cloud‘ (2020), Katie ha scelto nuovamente Brad Cook per incidere un seguito che, più che proseguire con l’evoluzione artistica che l’ha trasportata dall’indie-rock all’alt-country, si propone di affinare uno stile che pare rappresentarne l’approdo definitivo. ‘Tigers Blood‘ è un disco estremamente fruibile nella produzione e nelle aperture melodiche, ma riesce a mantenere intatto un approccio realmente cantautorale, grazie a cui la sostanziale totalità della componente artistica è farina del sacco di chi interpreta le canzoni che si vanno ad ascoltare.

È infatti la stessa Crutchfield che prende ogni decisione: di cosa parlare, che parole usare e quale vestito sonoro dare a dei brani che appaiono davvero senza tempo e luogo, ancorati unicamente alle esperienze di vita di chi li canta e alla condivisione di un’intimità che appare assolutamente autentica. Sono canzoni nel vero senso del termine, bellissime formalmente quanto sostanzialmente perfette: citiamo quelle che si fanno preferire da chi scrive: ‘Ice Cold‘, ‘Right Back To It‘, ‘Bored‘ e soprattutto ‘Crowbar‘, ma potremmo menzionarle tutte e dodici, talmente rappresentano ciò che si può definire “un perfetto esempio di genere”. Innalzano ulteriormente Waxahatchee su un virtuale podio del cantautorato Americano (con la A maiuscola) contemporaneo, donandoci 43 minuti di colpi al cuore senza soluzione di continuità.

😀



 

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