Yard Act: ‘The Overload’ (Island, 2022)

Genere: brit-crossover | Uscita: 21 gennaio 2022

Insoddisfatti dalle band in cui avevano recentemente fatto parte (rispettivamente Post War Glamour Girls e Menace Beach), James Smith (voce) e Ryan Needham (basso) erano soliti ritrovarsi al pub per consolarsi a vicenda del fallimento delle loro ambizioni artistiche. Ad unirli era stata dapprima l’innata simpatia di Needham (“Ho iniziato a frequentarlo semplicemente perché mi faceva sempre ridere“, racconta Smith al Guardian), e quindi lo sfratto subito dal bassista, che ha spinto il frontman ad aiutarlo offrendogli una stanza a casa sua: “Mia moglie è stata molto accomodante e mi ha permesso di ignorarla per suonare per tre mesi di fila con il mio amico“. La scintilla tra i due era comunque già scoccata in quelle serate a bere birre, propagandosi col tempo in una vera e propria fiamma creativa che ha preso vigore dalla passione di Ryan per “i giri di basso dance-punk” e dal nuovo stile di canto che James stava “esplorando“: “È musica rap senza essere musica rap“, chiarisce Smith, evidenziando come l’inserimento degli Yard Act nel calderone della “nuova scena post-punk anglo-sassone” non sia pienamente corrispondente a quanto effettivamente proposto dal quartetto di Leeds.

In effetti, Needham e Smith compongono come un duo hip-hop: il primo idea le basi, il secondo scrive i testi. Che poi, nel loro caso, le basi fossero delle vere e proprie parti strumentali, ha reso necessario la costituzione di una vera e propria band, di cui ora fanno parte anche Sam Shjipstone (chitarra) e Jay Russell (batteria). Gli Yard Act hanno per l’appunto poco a che fare col post-punk, nelle loro canzoni non ci sono chitarre taglienti, atmosfere cupe, voce baritonale, liriche mistiche. Tutt’altro, si trovano ampie dosi di sarcasmo ed ironia, spoken-word allaParklife, ci sono quei giri di basso dance-punk di cui si sopra che rendono molti dei loro pezzi assai ballabili. Il loro è un moderno crossover che prende molto più spunto da Sleaford Mods e The Streets che dai Joy Division e dai Fall, con una rilevante componente di denuncia sociale che ha spesso fatto parte di quel sotto-genere che nasce dall’accostamento del rock col rap. Provate a pensare Zack De La Rocha e Tom Morello, se fossero venuti grandi nei pub di Leeds negli anni ’10 piuttosto che nei centri sociali della Los Angeles di fine anni ’80… Con uno stile diversissimo sia nella forma verbale che in quella musicale, le denunce degli Yard Act sono politicamente analoghe.

Proprio i diversi livelli di fruizione rendono ‘The Overload‘, il loro acclamato primo LP, un disco fresco quanto (a suo modo) classico, divertente ma anche stimolante, adatto sia a chi non ha mai rinnegato la tradizione rock britannica che a coloro che preferiscono la schiettezza delle rime parlate. Tutto ciò è perfettamente amalgamato in ciascuno degli 11 brani in scaletta, che si distinguono per il tappeto strumentale (sia grazie alla parte chitarristica che a quella ritmica) su cui si evidenzia il carisma da nerd dell’occhialuto frontman, ma che fanno sempre goal soprattutto grazie a singalong irresistibili: come quelli della title-trackThe Overload‘, di ‘Payday‘, di ‘The Incident‘, di ‘Quarantine The Sticks‘ e di ‘Pour Another‘. Centrate variazioni sul tema sono passaggi più meditati ma di certo non meno provocatori come ‘Rich‘, ‘Land Of The Blind‘, ‘Pour Another‘ e la toccante ‘100% Endurace‘, che dimostra come Smith e compagni posseggano, oltre a una sferzante parlantina, anche un cuore. ‘The Overload‘ è un tale concentrato di spunti e di idee da renderlo un debutto imprescindibile per i tempi che corrono, e probabilmente anche per i mesi a venire. Quantomeno, fino alle classifiche di fine 2022.

VOTO: 😀



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